La storia della Jumpsuit e la sua evoluzione fino ai giorni nostri

Capo basico di ogni guardaroba, il jumpsuit, o tuta intera, è un abito ormai entrato a fare parte dell’immaginario collettivo di ogni donna. Merito della sua praticità, della sua forma e della sua capacità di ‘donare’ alla figura in ogni situazione. Il jumpsuit possiede, infatti, la capacità di poter essere usato sia come capo ‘da giorno’ se scelto in versione semplice e in tinte neutre, che di diventare la mise regina delle notti più spericolate. Scopriamo assieme la storia del jumpsuit, la quale è molto interessante e si pone come una vera e propria evoluzione dei costumi nella storia dell’abbigliamento.

La storia della Jumpsuit

Corre l’anno 1920 quando la tuta viene inventata da un pittore ma anche stilista futurista di nome Ernesto Henry Michahelles, chiamato in arte Thayaht. A sua volta egli aveva preso spunto dal concetto di forma portato avanti dell’italiano Balla, con il desiderio di dare vita ad un capo che potesse essere pantalone, camicia e giacca allo stesso tempo. Ecco che la nascita della prima tuta si deve a questo grande artista, con la creazione di un capo allacciato sul davanti, dotato di sette bottoni e di quattro tasche. Non sono previsti decorazioni o elementi aggiuntivi, in quanto la tuta originaria deve essere intesa come un capo dallo spirito eversivo e antiborghese. La tuta di Thayat viene realizzata anche in versione femminile, con gonna a tubo al posto dei pantaloni. Attenzione agli accessori, in quanto per sottolineare la funzione di praticità di questo capo, lo stilista futurista aveva previsto che la sua realizzazione avvenisse con stoffe economiche e che fosse indossato con scarpe senza tacco. Una vera e propria ode alla semplicità e alla funzionalità. Sebbene la tuta così intesa sia stata proposta a molti atelier di abiti per l’esercito negli Stati Uniti, essa non ebbe il benché minimo successo in questa terra. Lo ebbe però in Russia dove, nel 1923 nacque la ‘Varst‘, ovvero la tuta dedicata al proletariato ideata dall’artista costruttivista Aleksandr Rodchenko e dalla moglie. Ricordiamoci che il termine tuta sta ad indicare la sua forma a T, ma intende anche il ‘tutto’, ovvero la capacità di assemblare in un unico capo ogni capo del vestiario di cui si necessita.

Elsa Schiapparelli e la sua arte

A questi particolari albori seguono le evoluzioni che porteranno il jumpsuit a diventare il capo che noi tutti conosciamo. Passiamo quindi agli anni ’40 e all’arte di Elsa Schiapparelli che inventa la sua shelter-suit, una tuta con caviglie e vita definite e accompagnata da una deliziosa borsina a tracolla. Gli anni ‘5o vedono il concetto di tuta adattarsi soprattutto agli sport invernali e all’aviazione, con i storici modelli disegnati da Emilio Pucci. Ma il jumpsuit più particolare e ricco di carisma nasce negli anni ’60 con Valentino, il quale propone la prima tuta intera con pantaloni a zampa d’elefante. Nel 1970 YSL fa sfilare il primo modello di jumpsuit, un capo bianco, contraddistinto da maniche lunghe e pantaloni palazzo arricciati. La moda scrive una delle pagine più importanti della sua storia, dalle creazioni metalliche di Paco Rabanne fino alle tute ‘seconda pelle’ di Pierre Cardin. Da allora la jumpsuit ne ha fatta di strada, diventando un vero e proprio pezzo ‘metropolitano’, proposto in molte varianti, dalle tute ultra short con pantaloni cortissimi fino alle soluzioni più lunghe e vaporose, dalle tute sbracciate fino ai modelli a lupetto per la stagione invernale.

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