Lo svezzamento è importantissimo nella crescita dei bambini, questa tappa infatti va attraversata con cura perché nei primi mesi di vita il sistema digestivo dei neonati cambia sensibilmente e dopo 4 o 5 mesi essi richiederanno cibi più solidi oltre al solo latte materno.
In realtà tale fase si chiama alimentazione complementare perché appunto all’alimentazione del bambino andiamo ad aggiungere degli omogeneizzati di frutta, carne e pesce. Introdurre questi e altri cibi è fondamentale per evitare carenze gravi come quelle di ferro. C’è da dire però che il latte rimarrà comunque l’alimento predominante almeno fino al primo anno di età.
Quello che ci preme però chiarire in questo articolo è quale sia il periodo giusto per iniziare lo svezzamento, infatti c’è tanta confusione ancora in merito.
Quando iniziare lo svezzamento
L’Organizzazione Mondiale della Sanità chiarisce i dubbi in merito allo svezzamento. Questa infatti consiglia di proseguire ad allattare il bambino con latte materno o formulato, fino al sesto mese. Fino a questo periodo dovrebbe essere l’unico alimento e dopo i 6 mesi si può iniziare a introdurre gradualmente qualcosa di diverso come pappe, omogeneizzati vari e pezzi di cibo.
C’è da dire che ogni neonato è diverso e il termine temporale di 6 mesi non è uguale per tutti, però ci sono dei segnali che ci possono indicare che il bambino è pronto per lo svezzamento. Ad esempio, se riesce a sostenere da solo la schiena in posizione eretta e il capo, oppure se mostra interesse verso il nostro cibo e il cucchiaio.
Quel che è certo è che è sconsigliato iniziare lo svezzamento prima dei 5/6 mesi, anche se ci sembrano interessati al cibo. Questa fase infatti è caratterizzata dalla curiosità verso le forme, i colori e sicuramente, amano mettere tutto in bocca.
Tuttavia se iniziamo lo svezzamento troppo presto, l’intestino non è ancora predisposto, gli enzimi sono insufficienti e le difese immunitarie non adeguate. Nei primi mesi del neonato è sufficiente il latte materno, alimento completo per i nutrienti contenuti.
Cosa fare in caso di carenza di ferro
Poi come dicevamo, dai 6 mesi di vita si possono introdurre cibi che vadano a compensare le carenze che man mano sussistono, come spesso quella di ferro ma anche di altri nutrienti importanti che è possibile assumere solo con cibi nuovi.
C’è da dire però che la carenza di ferro non sussiste da un giorno all’altro, anzi la mamma ha tutto il tempo di seguire i tempi del piccolo, anzi le scorte di quest’ultimo saranno molto buone se lei non ha avuto problemi durante l’allattamento e se il cordone ombelicale è stato chiuso adeguatamente.
Se invece c’è una carenza evidente di può optare non solo per uno svezzamento mirato ma anche per integratori alimentari a base di questo nutriente. Di certo solo il pediatra potrà consigliare la giusta soluzione.
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Claudia Marcotulli, classe 1991, romana. Sono diplomata in grafica pubblicitaria, amo l’arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura. Adoro e trovo molto liberatorio disegnare e scrivere, sono molto sensibile, amo ascoltare e tradurre le emozioni e i pensieri in testi scritti che rimarranno nel tempo. Nel 2020 ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo della scrittura e da allora collaboro con diversi siti di varie tematiche, dalla cronaca, al gossip al lifestyle.