L’animalier non ha rivali: dagli anni ’80 fino ai giorni nostri la sua presenza è tangibile e ogni anno viene riproposto nelle passerelle della moda di stagione. Si tratta, a questo punto, di un must che si accompagna ad ogni abito e ad ogni accessorio. Ma cosa si intende per animalier? Il vocabolo richiama ovviamente il mondo degli animali e, in questo caso, indica le trame che ricreano le pellicce dei felini esotici. L’animalier si divide in zebrato, quando ripropone il mantello della zebra con il suo bianco ottico e il suo nero profondo, maculato quando reinterpreta la pelliccia del giaguaro, muccato quando si ispira alla pezzatura delle mucche e pitonato quando trae ispirazioni dalla pelle dei rettili. Che dire, mille e più sono le variazioni nel genere, in quanto l’animalier presenta fantasie più o meno grandi, dettagli più o meno definiti e colori che passano dal reale fino all’assolutamente fantastico.
La storia dell’animalier
Ripercorrendo la storia dell’animalier vediamo che già agli esordi della moda la pelliccia degli animali esotici è considerata un capo di grande ispirazione. Negli anni ’20 non è raro incontrare cappe e pelliccette realizzate con il maculato manto dei giaguari o con l’originale pelliccia delle zebre. Perchè l’uso dell’animalier diventi massiccio bisogna però attendere gli scintillanti anni ’50 dove le fantasie non si limitano più a interessare le pellicce, ma vengono proposte in ogni capo di abbigliamento. Storici sono i completini maculati di Petty Page, i quali infiammano l’immaginario collettivo e consacrano la star come una delle donne più sexy di tutti i tempi.
Ecco perché piace tanto
Ma qual’è il potere dell’animalier? Sicuramente il richiamo a felini di rara bellezza, al mondo esotico e selvaggio delle foresta viene associato ad una sensualità ancestrale, primitiva e quindi molto intensa. Ma se l’animalier è stato inteso come capo audace, privo di compromessi e per certi versi difficile da portare, gli anni ’90 e il lavoro di due grandi maison di moda l’hanno sdoganato in via definitiva, rendendolo a pieno merito un tratto distintivo che ogni donna può indossare. Stiamo parlando delle collezioni di Anna Molinari per Bluemarine e degli indimenticabili abiti di Dolce&Gabbana. Se Bluemarine ha saputo abbinare la prorompenza dell’animalier a tessuti impalpabili e a tinte cipritate e pastello, D&G ha elevato la stampa a caratteri intensi, impiegandola nella creazione di interi mood. Ricordate l’abbinamento proposto tra gli iconici abiti bustino, la borsa e le scrpe open toe a tacco altissimo? Ogni capo e ogni accessorio erano creati in stampa animalier ma la grazia e la bravura di D&G hanno sdoganato l’effetto forse più drammatico di queste stampe e hanno invece messo in risalto il suo potere sensuale grazie alle forme e allo stile degli accessori.
L’animalier oggi
Al giorno d’oggi è possibile incontrare una grande quantità di capi animalier, proposti sia dalle case di moda che dalle catene di grande distribuzione. Oltre ai capi basici è possibile incontrare tanta lingerie declinata allo stile, così come sciarpe, fasce, foulard e accessori di ogni tipo. Borse, scarpe e cinture vengono proposte ogni stagione nella versione animalier, ormai immancabile, e magari declinata ad un animale diverso per ogni stagione. Se la primavera ci vuole tartarugati, l’autunno ci vestirà da zebra e poi per l’inverno potremo contare sui caldi colori del maculato. Potere della moda!
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