Clinicamente viene chiamato burnout, ma in parole molto più semplici si tratta del fenomeno che porta il corpo e la mente delle persone troppo stressate a ‘scoppiare‘ ovvero a non farcela più a continuare con i ritmi sostenuti di ogni giorno. Il fenomeno del burnout è stato studiato a partire dal 2000 da Maslach e Leiter i quali lo hanno analizzato profondamente e ne hanno tratto delle conclusioni di sicuro interesse. Nel particolare i due studiosi hanno diviso le componenti di questa sindrome, individuando tre dimensioni particolari:
- deterioramento dell’impegno nei confronti del lavoro
- deterioramento degli stati emozionali originariamente associate al lavoro
- un problema di adattamento tra persona ed il lavoro, a causa delle eccessive richieste di quest’ultimo.
Chi viene colpito dal fenomeno?
Il fenomeno del burnout interessa principalmente tutte quelle persone che compiono un lavoro dove si ‘aiuta’ il prossimo. Nel particolare, le categorie più colpite sono i medici, gli insegnanti, gli avvocati, i ricercatori, gli assistenti sociali e anche i sacerdoti soprattutto se operativi in missioni estere. La chiave di tutto risiede sia nella mole incredibile di lavoro che spesso queste persone portano avanti, sia nel meccanismo di volontà di aiutare e di non deludere i propri clienti. Quest’ultimo aspetto interessa sia la prospettiva pratica ed economica che il lato morale, in quanto a seguito di errori o noncuranze può dipendere il futuro delle persone con le quali si instaura il rapporto lavorativo-emozionale.
Dal 2000 il burnout ha però smesso di essere considerato come un fenomeno legato solamente a queste categorie e il termine viene sempre più impiegato per indicare la fase di sovraccarico emozionale che colpisce i lavoratori in questo decennio. A causa della crisi economica, poche sono le categorie che hanno continuato a lavorare come nulla fosse cambiato. A causa di licenziamenti, diminuzioni del personale e impossibilità di diluire il lavoro, le persone che operano al giorno d’oggi in quasi tutti i settori professionali sono sottoposte ad uno stress fisico e mentale molto forte. A tutto ciò si affianca la concorrenza di chi rimane nel mercato e che si propone come spesso spietata. Un quadro troppo nero? No, stando alle ricerche effettuate e ai dati emersi negli ultimi anni.
Quali sono i rimedi
Ma il burnout si può prevenire e sicuramente curare. Tutto ruota attorno ai ritmi di lavoro e alla capacità di organizzazione. Tenere separata la vita lavorativa dalla vita privata è il primo fattore da considerare, in quanto aiuta a ‘pulire’ la mente e a ricaricare le energie. A questa pratica deve essere associata l’equa distribuzione del carico di lavoro e la possibilità di dividere preoccupazioni, pensieri e stati ansiogeni con persone che siano in grado di comprenderle. E’ inoltre necessario capire se ci sono dei campanelli d’allarme che stanno suonando. Il burnout si manifesta, infatti, con insonnia, poca appetenza, disturbi della personalità quali irritabilità e scatti d’ira, per sfociare nella sua ultima fase nell’apatia totale. Cercare di individuare i sintomi e di porre rimedio in modo anticipato è fondamentale, per contrastare questa sindrome figlia dei nostri tempi, che deve assolutamente essere vinta in nome del benessere e della felicità collettiva.
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